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Le sfide possibili

“Cooperatores Veritatis”
Fedele al motto che scelse quando fu nominato Vescovo, il nuovo successore di Pietro, inizia a guidare la Chiesa del Terzo Millennio, rispondendo fedelmente e con rinnovato coraggio all’esortazione con cui Gesù invitò Simone a prendere il largo: “Duc in altum!”
Pur essendo molto difficile immaginare quale direzione Benedetto XVI imporrà al proprio pontificato e quali potranno essere le linee guida del Suo magistero, condividiamo pienamente la scelta che i cardinali elettori hanno maturato in appena 24 ore di conclave.
A nostro avviso, infatti, lo Spirito Santo ha ispirato la scelta dell’uomo giusto per l’attuale momento storico in un’Europa smarrita e proiettata in un perverso meccanismo autodistruttivo.

 

Le ombre che si allungano sul mondo del Terzo millennio ed i venti gelidi che soffiano su un Occidente sempre più laicista, che ha rifiutato persino di riconoscere come proprie le radici cristiane in ossequio alle ‘piccole’ ragion di Stato, evocano forti similitudini con l’evo di Benedetto da Norcia, monaco che, dopo aver vissuto l’esperienza purificatrice dell’eremitaggio, fondò nel 535 l’abbazia di Montecassino, scrisse la regola dell’ora et labora e cominciò di fatto una ri-evangelizzazione dell’Europa.
Ecco perché l’elezione del più stretto collaboratore di Giovanni Paolo II per le questioni della dottrina della fede e della morale, di un uomo dalla preparazione teologica immensa, del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede dal 1981 assume un’importanza straordinaria se calata in questo contesto.
Joseph Ratzinger è tedesco (e ciò aiuterà i tedeschi a superare definitivamente lo shock psicologico derivante loro dalla dittatura nazista), è però anche profondamente europeo (come dimostra appunto la scelta del nome) ma è anche straordinariamente globale, data l’universalità della Sua cultura e della Sua spiritualità, semplice e profonda al tempo stesso.
Quest’umile pensatore affronterà quindi con rinnovato impegno i numerosissimi temi iscritti nella Sua personale agenda. Fondamentalmente però crediamo che tre siano le sfide più urgenti a cui sarà chiamato a rispondere.
Il pericolo del relativismo e la crisi dei valori
In un mondo in cui la famiglia subisce una delle sue crisi più profonde ed è sottoposta ad una scientifica opera di smantellamento (divorzio più facile, unioni di fatto), in un mondo dove il rispetto dei più deboli è sistematicamente ignorato (pensiamo alla mercificazione degli embrioni, all’odioso crimine dell’aborto, alle adozioni di bambini tra coppie omosessuali), in un mondo quindi dove il disordine morale diventa la normalità, dove la trasgressone diventa indice di progresso mentre la difesa dei valori viene tacciata di antimodernismo, più forte dovrà levarsi la voce del Papa.
Ancora più forte di quella già chiara e senza tentennamenti di Giovanni Paolo II.
Papa Ratzinger ha già cominciato, addirittura da cardinale, quando durante la S. Messa pro eligendo Pontifice, dopo aver indicato il pericolo della “dittatura del relativismo”, non ha avuto paura di ricordare ad ogni cristiano che: “Adulta non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità: adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. E’ questa amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Ed è questa fede – solo la fede – che crea unità e si realizza nella carità … In Cristo coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe <> (1 Cor. 13,1)”.
Come può notarsi la parola chiave di questo passaggio è la verità che il cristiano non può ignorare, non può nascondere se veramente la ricerca con onestà. E tanto più si avvicinerà a Cristo, tanto più sarà vicino alla verità. Quella verità che insieme alla carità permette all’uomo ed al cristiano di dialogare con tutti ed essere amico di tutti, pur rimanendo fermo nella propria fede e finalmente libero (come ci dice lo stesso Gesù).
La difesa della morale sarà quindi prioritaria. Avverrà senza paura di compromessi, con grande chiarezza nella dottrina e senza indulgenze con ciò che è estraneo alle scelte della Chiesa.
Ecumenismo: incrementare il dialogo interreligioso
Altra sfida affascinante è quella del dialogo tra le varie religioni, un campo dove davvero Papa Ratzinger dimostrerà la Sua straordinaria capacità mediativa, di ascolto e di sintesi.
Ciò lo farà in assoluta aderenza all’enciclica Ut unum sint del 1995 di Giovanni Paolo II, che rimane a nostro modesto avviso il testo fondamentale a cui ispirarsi.
Ed infatti, subito dopo la Missa pro Ecclesia, celebrata la mattina del 20.04, Benedetto XVI ha dichiarato: “Con piena consapevolezza, pertanto, all’inizio del suo ministero nella Chiesa di Roma che Pietro ha irrorato col suo sangue, l’attuale suo Successore si assume come impegno primario quello di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo. Questa è la sua ambizione, questo il suo impellente dovere. Egli è cosciente che per questo non bastano le manifestazioni di buoni sentimenti. Occorrono gesti concreti che entrino negli animi e smuovano le coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione interiore che è il presupposto di ogni progresso sulla via dell’ecumenismo. Il dialogo teologico è necessario, l’approfondimento delle motivazioni storiche di scelte avvenute nel passato è pure indispensabile. Ma ciò che urge maggiormente è quella "purificazione della memoria", tante volte evocata da Giovanni Paolo II, che sola può disporre gli animi ad accogliere la piena verità di Cristo”.
Il Papa vuole quindi fare gesti concreti che entrino nell’animo e smuovano le coscienze. E siamo sicuri che lo farà con grande umiltà, quella stessa grandissima umiltà che durante il Giubileo del 2000, lo portò a chiedere perdono per le colpe della Chiesa. Ecco allora che richiamare oggi quella “purificazione della memoria” evocata da Giovanni Paolo II, riconferma la grande umiltà di Papa Ratzinger che ha riconosciuto come lievito operoso quella felice intuizione del Suo predecessore e ha consolidato in Lui la consapevolezza che solo chiedendo perdono si potranno promuovere contatti e raggiungere intese con i rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali.
Il rinnovamento della chiesa
Durante le numerose riunioni preconclave delle Congregazioni dei Cardinali è riecheggiata forte l’esigenza di una rinnovata collegialità nella Chiesa Universale che, sulla scia del Concilio Vaticano II, aiuti i vescovi e le comunità delle chiese particolari ad affrontare meglio i problemi quotidiani.
Il Papa ha già indicato una via, visto che esplicitamente ha sottolineato i principi fondamentali del Concilio Vaticano II. Quel Concilio ancor oggi così attuale che diventa “bussola” con cui orientarsi nel vasto oceano del terzo millennio (cfr. Lett. Ap. Novo Millennio Ineunte, 57-58) e che deve essere continuamente ragionato, pregato e maturato per una sempre migliore comprensione ed attuazione.
Certo alcuni avvertono l’esigenza di un Episcopato forte e pongono il problema della sussidiarietà (pensiamo in tal senso alle richieste del cardinale Danneels e di altri porporati), altri chiedono un maggiore confronto nell’Episcopato (pensiamo a tal proposito alle osservazioni del cardinale Martini) e ovviamente non può nascondersi che tali richieste siano pienamente legittime e non possano essere rinviate se davvero si vuol arginare con forza l’urto dell’ambiente secolarizzato che ci circonda.
Anche in questo campo però siamo certi che il nuovo Pontefice saprà ascoltare le istanze che promanano dall’interno della Chiesa e le affronterà seguendo la linea del Concilio. Ed un primo passo potrebbe forse essere un ripensamento della liturgia che, maggiormente compresa, potrebbe davvero permettere a molti di vivere più intensamente il momento eucaristico visto che, come ribadito dal cardinale Ruini, “nella liturgia, si attua, come dice il Concilio Vaticano II, l’opera della nostra redenzione”.
Alla fine di questo piccolo ragionamento, resta però una certezza.
Tutte queste sfide saranno affrontate da Benedetto XVI tenendo sempre davanti agli occhi un passaggio della regola benedettina che il nuovo Pontefice ha già citato durante la cerimonia di accettazione del mandato nella Cappella Sistina: “Nulla sia anteposto a Cristo” (LXXII, 11).
La Sua Guida sarà forte e sicura e le Sue prime parole da successore di Pietro sono stupendamente proiettate nel continuum del pensiero di Giovanni Paolo II. Basti pensare a quel “Non abbiate paura di Cristo ! Egli non toglie nulla e dona tutto” pronunciato durante l’omelia della Messa di inizio pontificato che rievocano le prime parole pronunciate il 22 ottobre 1978 nella stessa occasione da Wojtyla.
I suoi primi discorsi indicano grande disponibilità al dialogo e all’accoglienza e da soli, ci sia consentito dirlo con fermezza, spazzano il campo da presunti integralismi.
Pochi mesi prima della Sua elezione il nuovo Papa, ha sostenuto con energia che è profondamente ingiusto accusarlo di integralismo anche perché chi taccia il proprio interlocutore in questo modo altro non fa che chiudere egli stesso ogni rapporto con gli altri e rifiutare il dialogo.
Benedetto XVI, saldo piuttosto nella fede e ancorato nella verità di Cristo, accetterà di ascoltare e confrontarsi con tutti per cercare di unire tutti in Cristo Signore.
Con un unico punto fermo però.
L’insegnamento di Gesù non si cambia, non si può cambiare né mai potrà essere modificato.